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IL CASO/ 1 – Amara scoperta dei sindacati, la Regione sul S.Lucia non
tratta nemmeno con lor.
L’amara scoperta dei sindacati, la
Regione non ha nemmeno risposto alla richiesta di attivazione
di un tavolo di confronto per gestire la difficile situazione che si sta
venendo a creare in via Ardeatina. E’ la notizia più sconcertante e dolorosa
emersa dalla riunione che nei giorni scorsi i vertici aziendali della
Fondazione S.Lucia Irccs con le organizzazioni sindacali. L’incontro
precedente, a dicembre, era servito a rappresentare una situazione estremamente
critica, con una chiusura totale da parte degli interlocutori istituzionali, e
in sostanza con il suggerimento da parte della Cabina di regia della Regione di
pensare all’utilizzo di ammortizzatori per gestire uno stato di crisi. Oggi la
situazione non è mutata. La
Regione non ha cambiato linea sulla intenzione di ridurre il
budget previsto dalla Fondazione per il 2014 non riconoscendo tariffe adeguate
(così come individuate dal Tar e dal Consiglio di Stato, né sul provvedimento
per l’accreditamento definitivo della struttura, che attualmente risulta essere
ancora in attesa di definizione. Ancora, non sono stati adempiuti gli impegni
legati al pagamento delle somme dovute in base alla remunerazione stabilita
dalla Regione. In sostanza, zero assoluto. E la Fondazione non ha
potuto che ribadire ai sindacati l’impossibilità di far fronte agli impegni
derivanti dai propri costi di gestione anche in considerazione dell’attuale
esposizione debitoria che non consente di ricorrere ulteriormente al sistema
creditizio. Situazione bloccata, dunque, con una direzione regionale
pervicacemente attestata su una linea di chiusura, di scontro e peraltro
distratta da altre incombenze generali, un cambio di vertice alla Asl Rmc e una
Azienda che dopo aver vinto e rivinto decine di ricorsi al Tar e al Consiglio
di Stato, dopo tentato tutte le strade possibili per il riconoscimento dei
diritti acquisiti non sa più a che santo votarsi. Medici, operatori, dipendenti
mantengono una linea di dialogo ma non nascondono sconcerto e preoccupazione di
fronte all’atteggiamento del Governatore e dei suoi collaboratori. In mezzo ci
sono i pazienti, bene da tutelare in ogni caso. I sindacati convocano
un’assemblea generale per decidere mobilitazione e azioni di sostegno.
L’immediato futuro è tutto da scrivere.
l CASO/ 2 – La Regione
prova a imporre un accordo-capestro, il S.Lucia bussa alla Procura della
Repubblica
C’è qualcosa di perverso, di oscuro, in quello che si può definire un autentico
braccio di ferro tra Regione Lazio e Fondazione S.Lucia Irccs. Qualcosa di
difficilmente spiegabile sul piano tecnico-amministrativo, ancor meno sul piano
politico. E che fa pensare ci sia dell’altro, un secondo livello di potere che
sopravvive e condiziona le Giunte che via via si susseguono. La questione si
può riassumere in poche righe. Decine di sentenze Tar-Consiglio di Stato vanno
in una unica direzione. L’istituto di eccellenza europea, super-specializzato
in neuro riabilitazione ha ragione praticamente in tutti i contenziosi di
carattere amministrativo-finanziario con l’Ente Regione. Che deve corrispondere
milioni di arretrati e ricondurre budget annuali e tariffe a quelle indicate
nelle sentenze. In realtà ciò non accade, anzi. La Fondazione viene irrisa
e messa alle corde senza che nessun soggetto giuridicamente importante
intervenga a mettere ordine. Tagli di budget, riduzione di tariffe, diktat.
Come quello, paradossale di questi giorni. I vertici del S.Lucia assieme ai
sindacati vengono convocati la prossima settimana per le eventuale apertura di
un tavolo negoziale (ma secondo legge non vi sarebbe nulla da discutere) e due
giorni prima di quell’incontro arriva alla direzione un invito minatorio dalla
Asl per la firma di un accordo-capestro ( firmare o morire, c’è di mezzo la
convenzione) che prevede la sottoscrizione di quelle stesse cifre e dinamiche
amministrative che Tar e Consiglio di Stato hanno dichiarato ripetutamente
illegittime. In sostanza la
Regione con la mano destra concede una suggestione di
trattativa e con la mano sinistra (armata) cerca di imporre prima la firma di
un documento suicida nel quale emergono vistose incongruenze e inosservanze delle
sentenze sopra citate. Teatrino dell’assurdo, possibile solo con il silenzio
degli attori, protagonisti e comprimari. L’immagine che si vende all’esterno è
quella di una trattativa spicciola tra l’Ente Regione chiamato a risparmiare e
un Ente che dall’alto della sua eccellenza scientifica si rifiuta di venire
incontro alle esigenze acclarate della collettività. Per l’ennesima volta la Fondazione si appresta
a giocare – fatica di Sisifo – su due piani: il tentativo di spiegare
all’esterno, alle autorità competenti, al Ministero della Salute, a quello
delle Finanze, al nuovo sub commissario governativo come stanno le cose; il
tentativo di trattare con le autorità regionali punto per punto. Questa volta
c’è un fatto nuovo. L’invito a vederci chiaro, a mettere ordine e a chiarire le
responsabilità di un problema che alla fine ricade direttamente su un migliaio
di operatori e su decine di migliaia di utenti, viene rivolto anche alla
Procura della Repubblica. L’unico potere, i fatti quotidiani lo dimostrano ogni
giorno, di superare incrostazioni e ostacoli in difesa dei diritti dei
cittadini.
Lettera dell'IRCCS alla Ausl, Regione Lazio e Procura della Repubblica
http://www.hsantalucia.it/modules.php?name=News&file=article&sid=799